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Il Palazzo

Il palazzo del Circolo dell'Unione è situato a Firenze in via Tornabuoni 7. È conosciuto anche come palazzo Corsi, poiché nel 1559 venne acquistato dal banchiere e mercante Simone di Jacopo Corsi, che ne affidò il progetto a Giorgio Vasari, al quale succedette Bartolomeo Ammannati.

L'architetto di Cosimo I de' Medici realizzò un sobrio prospetto in facciata, caratterizzato da più file di finestre incorniciate dalla pietra serena con motivi simili a quelle delle specchiere o delle cornici dei dipinti. Il portale sormontato da terrazzo è uno dei primi esempi di questa combinazione a Firenze e fu ripreso in numerosi palazzi nei secoli successivi.

Dalla fine del Cinquecento la facciata presentava anche una ricca decorazione ad affresco, come testimonia una veduta di autore anonimo e varie testimonianze tra le quali quella di Agostino Lapini che riportò nel suo Diario del 1596 come vi fossero raffigurati quattro ritratti di uomini illustri tra i quali Cosimo I. Di questo periodo restano forse le decorazioni a grottesche sulla volta dell'androne d'ingresso, nello stile vicino a quello di Bernardino Poccetti.

I Corsi tennero il palazzo fino al 1780, passato poi ai Da Castiglione, che fecero installare sul portale il busto di Francesco I de' Medici scolpito dal Giambologna, opera del 1577 legata alla concessione alla famiglia della Commenda dell'Ordine di Santo Stefano, da cui uno dei nomi del palazzo, noto anche come palazzo della Commenda da Castiglione.

Nel 1790 fu acquistato dalla famiglia Uguccioni-Gherardi, la quale operò l’ammodernamento dell'edificio affidandone il progetto all’architetto Giulio Mannaioni. In questo periodo vennero anche decorate le sale prospicienti via Tornabuoni con affreschi di paesaggi agresti nei quali compaiono le proprietà rurali della famiglia come poggio Gherardo e villa Moreni. Tra i pittori che parteciparono alla decorazione vi furono Tommaso Gherardini, Agostino Fortini, Luigi Lorenzi, Pietro della Nave, Giuseppe Nobili e Domenico Fabbroni. La proprietà dello stabile passò nel 1858 ai Barbolani di Montauto, nella cui famiglia pervennero, per via di Emilia e Luisa Uguccioni - sposate nel 1858 e nel 1865 ai marchesi Giovanni e Ferdinando Barbolani di Montauto - i rami Uguccioni-Gherardi.

Il Circolo dell'Unione nasce il 29 aprile 1852 come ‘Società Anonima per le Corse dei Cavalli-Jockey Club’, fondato nella villa di San Donato in Polverosa del principe Anatolio Demidoff, primo presidente del sodalizio, per poi trasferirsi nel palazzo Galli di piazza Santa Maria Maggiore, detto ‘palazzo delle cento finestre’, e nel 1853 nel palazzo Uguccioni-Gherardi di via Tornabuoni. Nel 1871 il Club assume il nome definitivo di ‘Circolo dell’Unione di Firenze’, e nel 1873 abbandona lo scopo dell’organizzazione delle corse dei cavalli. Nel 1878 furono predisposti dei lavori di ammodernamento e fu rinnovato l'arredamento dall’allora Presidente Principe Ferdinando Strozzi. Nel 1920 il Circolo dell'Unione acquistò dai Barbolani di Montauto il palazzo, ufficializzando il nuovo nome di ‘palazzo del Circolo dell'Unione’ ormai in uso dal secolo precedente.

Il Circolo dell'Unione possiede tuttora lo stabile, il quale è in comproprietà dei soci. Nella cappella gentilizia del palazzo venne creato nel Novecento un sacrario per ricordare i soci caduti in guerra.

The palazzo
 
The palazzo of the Circolo dell’Unione is located in Florence at Via Tornabuoni 7. It is also known as palazzo Corsi, since in 1559 it was purchased by the banker and merchant Simone di Jacopo Corsi, who entrusted the architectural project to Giorgio Vasari after whom Bartolomeo Ammannati assumed responsibility.
 
Vasari, the architect of Cosimo I de’ Medici, created a sober front façade, characterised by several rows of windows framed in pietra serena with motifs similar to those found in large mirrors and painting frames. The portal, surmounted by the terrace, is one of the first examples of this combination in Florence and was copied in numerous palazzi in the following centuries.
 
From the end of the sixteenth century the façade also displayed a rich fresco decoration, as is seen in a view by an anonymous artist and in various accounts including that of Agostino Lapini. In his Diario of 1596 he wrote that the decoration contained four portraits of illustrious men among whom Cosimo I. From this period there remain, in a style similar to that of Bernadino Poccetti, the Grotesque style decorations on the vault of the entrance hall.
 
The Corsi family kept the palazzo until 1780, when it passed to the Da Castiglione, who installed on the doorway the bust of Francesco I de’ Medici. The work, which had been sculptured by Giambologna in 1577, was related to the granting to the family of the title Commenda dell’Ordine di Santo Stefano, which explains the name that was also given to the palazzo, that is, Palazzo of the Commenda da Castiglione.
 
In 1790 the palazzo was purchased by the Uguccioni-Gherardi family, who saw to the modernization of the building entrusting the project to the architect Giulio Mannaioni. In that period the rooms overlooking via Tornabuoni were also decorated with fresco rural landscapes including the family’s country properties such as poggio Gherardini and villa Moreni. Painters contributing to the decoration included Tommaso Gherardini, Agostino Fortini, Luigi Lorenzi, Pietro della Nave, Giuseppe Nobili e Domenico Fabbroni. The ownership of the property passed in 1858 to the Barbolani di Montauto, a family that established ties with the Uguccioni-Gherardi line through the marriages of Emilia and Luisa Uguccioni to the marquesses Giovanni and Ferdinando Barbolani di Montauto in 1858 and 1865.

 
In 1920 the Circolo dell’Unione purchased from the Barbolani di Montauto family the palazzo, thereby rendering official the palazzo’s new name —‘palazzo of the Circolo dell’Unione’ —even if, in practice, that name had been in frequent use since the preceding century.
 
The Circolo dell’Unione, through the joint ownership of its members, still owns the building. In the family chapel of the palazzo a memorial was erected in the twentieth century to commemorate those members who had lost their lives in the wars.